Ok, mi sono presa una settimana di pausa: ho approfittato delle ferie in ufficio per poter lavorare per una settimana intera alle mie creazioni, alle mille idee che ho in mente e che sto sviluppando per voi!
Oggi però vi porto di nuovo a far un giro nella mia libreria per parlarvi di un altro libro a tema montagna ovviamente, che ha accompagnato un momento particolare della mia estate passata.
Il libro di cui vi parlo oggi è SENZA MAI ARRIVARE IN CIMA di Paolo Cognetti: un taccuino di viaggio, il breve racconto di un viaggio in Himalaya di Paolo con alcuni amici alla ricerca di una montagna più vera, meno "umanizzata", un viaggio che non ambiva a nessuna cima.
L'autore racconta il suo trekking in un angolo remoto del Nepal, il Dolpo, tra passi che superano i 5000 m e villaggi che sembrano vivere in un mondo a sè, adagiati in valli che si aprono allo sguardo all'improvviso dopo una svolta del sentiero.
Proprio il non arrivare in cima, ma il semplice piacere della scoperta, del camminare è il tema centrale di questo racconto che si legge in pochissime ore: nella cultura della montagna oggi sembra che tutti siano alla ricerca della performance sportiva, della cima, del limite da superare, della sfida con sè stessi e con gli altri, quasi che il semplice farsi una camminata sia da "sfigati".
Beh io forse faccio proprio parte di questa platea di "sfigati": per anni ho ambito al risultato, in montagna e non solo, spesso senza godermi il paesaggio, senza godermi la scoperta, la camminata.
Per anni il mio andare in montagna è stato una ricerca della vetta più alta, del dislivello maggiore, del tempo migliore e vi giuro che ho un sacco di vette raggiunte, ma di cui non ho ricordi del panorama, del paesaggio che ha accompagnato la mia salita.
Gli anni passano per tutti, sono cambiata e sono cresciuta anche in questo: oggi apprezzo molto più le esperienze che affronto, mi godo molto di più il panorama e non sono ossessionata da tempi e risultati.
Il destino ha voluto che scegliessi questo libro per accompagnarmi lo scorso agosto nel viaggio in cui avrei realizzato uno dei miei più grandi sogni: la Capanna Margherita, 4554 m sul Monterosa.
Ho organizzato ogni cosa nei minimi dettagli per un fine settimana che sarebbe dovuto esser memorabile: allenamento, viaggio, attrezzatura ed ovviamente libro in valigia, era tutto organizzato nei minimi dettagli.
Il sabato mattina sveglia presto, mi affaccio alla finestra del mio B&B ad Alagna prima di prepararmi e ad aspettarmi la più amare delle sorprese: piove.
Tristezza, rabbia, delusione.
Poi mi fermo: Chiara conosci ed ami la montagna ormai da un sacco di tempo e sai benissimo che va così, è andata così tante altre volte. Certo stavolta la posta in gioco era alta, ma pensaci, è agosto, sei in un meraviglioso paesino di montagna che non conosci e ci sono mille altre cose che puoi vedere.
La Capanna sarà lì per ancora un sacco di tempo.
Ci ho guadagnato un fine settimana tutto per me, in un posto bellissimo, ho ammirato panorami fantastici insieme ad uno dei miei amici più cari, ho conosciuto persone meravigliose: ritagliandomi qualche ora per leggere in pace (altra cosa meravigliosa che mi ha regalato questo viaggio) ho divorato questo libro e tra le righe mi sono imbattuta in questa frase meravigliosa che non poteva esser più calzante in quel momento: "(...) impara che ben più prezioso della vetta è il sentiero.".
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