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Montagne di libri

Questo giornate di cielo grigio, di pioggia autunnale hanno il sapore di libro, divano e tisana calda: eccomi quindi tornare con un consiglio letterario per affrontare i primi grigiori autunnali.


Non so voi, ma ci sono libri nella mia libreria che periodicamente riprendo in mano e rileggo voracemente e uno di questi è quello che ho scelto oggi per voi: "L'anello forte" di Nuto Revelli.


Nuto Revelli, dopo aver vissuto sulla propria pelle il dramma della seconda guerra mondiale, la terribile ritirata di Russia e la guerra partigiana sulle nostre montagne, ha intrapreso un enorme lavoro di salvaguardia della memoria contadina.

Egli volle infatti cercare di salvare la memoria di quella civiltà contadina che nel dopoguerra stava abbandonando le nostre vallate, le nostre montagne per il miraggio di una vita migliore in città, nella civiltà industriale che stava vivendo il famoso boom.

Revelli visiterà le borgate di montagna ormai quasi spopolate, attraverserà la Langa e arriverà nelle cascine della pianura, incontrando uomini e donne di ogni età e raccogliendo centinaia di preziosissime testimonianze.


Sono particolarmente affezionata a questo libro, perché in esso sono raccolte le testimonianze delle donne che Revelli ha incontrato: donne di ogni età, che hanno spesso patito la miseria, che non hanno visto i figli tornare dalla guerra, che hanno provato sulla loro pelle il lavoro duro di chi strappava bocconi di terra alla montagna per coltivare il necessario per vivere, bambine che hanno vissuto l'esperienza dell' "andare a fare la serva" in casa di altri.


Penso che salvaguardare queste memorie sia fondamentale per costruire il nostro futuro, per non dimenticare chi siamo stati, quali sono state le nostre origini: quale albero può crescere senza solide radici? Quale costruzione può reggere senza solide fondamenta?


In questo mondo che va sempre più di fretta dovremmo forse fermarci ogni tanto ad ascoltare i racconti delle nonne, delle zie, ad imparare da loro mestieri e attività che erano il loro quotidiano ed ora stanno per andare persi.

Lungi da me definirmi custode di questa memoria, nel mio piccolo però sto cercando di "salvare", di portare qualcosa di questo tempo e questa civiltà nel futuro, perché davvero non posso pensare che tutto questo un giorno vada perso, dimenticato, crolli come le baite abbandonate che spesso incontro nel mio andare per montagne.

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