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Montagne di Libri - "Fiore di Roccia"

Proprio oggi mi sono imbattuta nelle parole di una professionista che consigliava di "coccolarci" con qualcosa che ci fa star bene per affrontare e superare questo periodo a tratti paradossale e difficile per tutti.

La mia coccola è perdermi tra le pagine dei libri e questa volta ho scelto questo romanzo che da un po' inseguivo: le pagine sono letteralmente volate e, sì, è stata davvero una coccola.

Agata Primus è la protagonista di "Fiore di roccia" di Ilaria Tuti: lei e le altre donne di Timau che rispondono alla chiamata alle armi tra queste pagine, sono portavoce delle storie di centinaia di donne che risposero oltre cento anni fa al disperato appello proveniente dal fronte friulano, caricarono le loro gerle di viveri e munizioni e percorsero i sentieri delle loro montagne di casa per sostenere il nostro esercito impegnato a fronteggiare le truppe austroungariche in condizioni spesso proibitive.


L'autrice, come spiega lei stessa, ha condensato episodi realmente accaduti, rivisitandoli in chiave romanzata, con lo scopo di far conoscere queste protagoniste della nostra storia di cui troppo poco si parla, ma il cui ruolo è stato in alcuni casi decisivo per la sopravvivenza di uomini e ragazzi che si trovavano al fronte, in zone di montagne impervie e quindi impossibili da rifornire con muli o altri mezzi.


Le portatrici carniche, come Agata, Lucia, Viola nel romanzo, si trovano sole nei villaggi ai piedi delle montagne dove si combatte in modo sanguinoso per accaparrarsi spesso pochi metri di terra, sono loro a mandare avanti le case mentre i loro mariti e figli sono lassù a combattere, e, quando arriva la disperata richiesta di aiuto dal fronte per il trasporto dei rifornimenti, è per loro spontaneo rispondere con rigore militare, arruolate perché "altrimenti quei poveretti muoiono anche di fame".


Diventano ben presto un reparto al pari di quelli schierati in prima linea al fronte ed il loro operato è riconosciuto dagli alpini di ogni grado che combattono e le vedono comparire tra le trincee, con rispetto e gratitudine: come la stella alpina, fiore di roccia appunto, con tenacia resistono aggrappate alla montagna.


Il simbolo delle portatrici è indubbiamente Maria Plozner Mentil, unica donna a cui è stata intitolata una caserma: la sua storia di giovane madre e portatrice tenace si interruppe tragicamente proprio svolgendo il suo servizio, colpita da un cecchino lungo il sentiero. Fu sepolta con gli onori militari nel Tempio Ossario di Timau, dove giace insieme agli alpini periti su quel fronte.


Un filo inaspettato infine lega la mia terra a questo romanzo: il personaggio del capitano Colman è infatti ispirato al capitano Mario Musso (Medaglia d'Oro per il Valore Militare), nativo di Saluzzo, che perì proprio sul fronte carnico, dopo aver coraggiosamente guidato i suoi uomini anche dopo esser stato ferito, rimanendo aggrappato ad un piccozza fino all'ultimo, per esser poi raccolto dagli austriaci, condotto ad un ospedale da campo dove morì.


Mi auguro davvero che ora abbiate voglia di scoprire ed approfondire un pezzettino del nostro passato, rendendo memoria ed onore a queste tenaci e coraggiose donne di montagna, che hanno scritto la storia del nostro Paese, finendo però troppo presto dimenticate.

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